Le valli che circondano Domodossola offrono una grande varietà di percorsi adatti ad ogni tipologia di escursionista. In queste pagine mi propongo di riportarne alcuni, da me provati, e di fornire qualche informazione, sperando di fare cosa utile ad altri appassionati come me.

140 e più ESCURSIONI - consultare l'INDICE DEI PERCORSI - cliccare su immagini e mappe per INGRANDIRLE

Moncucco

 

Meraviglioso punto panoramico, raggiungibile con facili tracciati e anche con poca fatica, se si approfitta degli impianti di risalita di Domo Bianca, quando sono in funzione.

Io ho scelto una giornata di metà ottobre, certo di aggiungere ai favolosi panorami la tavolozza di colori che l’autunno regala. Per non parlare della tranquillità. Ho parcheggiato a Lusentino e, tenendomi a destra, ho risalito il prato per pochi metri fino a trovare la traccia che, passando tra le case e sotto la terrazza del ristorante La Roccia, conduce alla chiesa di San Bernardo. Si continua poi in traverso uscendo dal bosco poco sotto l’arrivo del primo tratto di seggiovia (Motti) all’alpe Foppiano. 

Si risale la ripida rampa in asfalto e cemento fino alla prima curva, da dove si stacca il sentiero CAI (rari segni b/r) per Casalavera. Il tracciato però è stato trasformato in pista di discesa per mountain bike, attrezzata con salti e curve paraboliche. Quando gli impianti di risalita sono in funzione è vietato il passaggio agli umani. Come alternativa si può seguire la carrabile o le erbose piste da sci.

Essendo terminata la stagione ho preferito utilizzare il sentiero CAI. I lavori pro-bikers hanno reso il fondo molto liscio e sgombro da ostacoli. Si sale quindi facilmente, sotto un fitto bosco, in direzione sud-ovest e con pendenze moderate fino a sfiorare il canalino del Rio di Anzuno. Da qui prima con una sequenza di stretti tornanti e successivamente con un ultimo traverso si raggiunge il bordo del laghetto di Casalavera. È un piccolo bacino artificiale di servizio per gli impianti di innevamento artificiale che però, con i suoi colori pastello, si inserisce bene nell’ambiente. In alto risulta ben visibile la cima del Moncucco e, poco più sotto, il gabbiotto di arrivo dell’ultimo tronco di seggiovia.

Sul lato sinistro del laghetto un cartello indica il sentiero di salita normale alla vetta, con un tracciato che si mantiene nel vallone sul lato ossolano. Ho preferito seguire un percorso più libero, sfruttando tratti di carrabile e tracce sulle piste da sci meno ripide, con il vantaggio di rimanere sul crinale molto più aperto e panoramico.

Da Casalavera si segue la strada fino all’arrivo a monte del secondo tratto della seggiovia (Prel). Da qui sulle piste da sci ho raggiunto prima l’arrivo della seggiovia Torcelli e successivamente quello della seggiovia Casalavera. La salita è facile e si può ridurre la pendenza zigzagando a naso, alternando la vista sul fondovalle ossolano, sul versante di Bognanco e sulla val Brevettola (Antrona).

Rimane l’ultimo tratto di salita alla cima, su sentiero largo e dal fondo in buono stato. In vista della Croce la traccia si fa stretta e in falsopiano percorre la cresta sommitale, un poco esposta sui due lati. Sulla cima una panchina double-face consente di godersi comodamente l’incredibile panorama. 

Sarebbe lungo elencare le cime che circondano questo cocuzzolo (tra queste anche il Monte Rosa). Senza difficoltà ho riconosciuto almeno una ventina di mete raggiunte negli anni e descritte in questo mio blog.

Per la discesa sono rimasto fondamentalmente sullo stesso itinerario della salita, ma con parecchie varianti (in azzurro sulla mappa). Sono sceso per un tratto di cresta fino al sentiero che conduce al Colle del Pianino, prendendo a destra il falsopiano verso la seggiovia Torcelli. Poi, una volta in vista del laghetto, sono sceso per la pista che punta alla stalla di Casalavera. Tornato al laghetto ho seguito la carrozzabile che porta a Foppiano con qualche scorciatoia per prati e piste. Il ritorno al Lusentino ancora per il tracciato che passa da San Bernardo.

(vedi altre foto)


Effettuata18 Ottobre 2025
Dislivello complessivo810 m   
Distanza percorsa 10 Km
Tempo di cammino 6 h 



Alpe Motto

 

A Dissimo ci sono due aree di parcheggio con pochi posti, ma nei giorni feriali dovrebbe essere possibile trovare spazio. Si parte dal piccolo cimitero, si sale a sinistra e subito la mulattiera si impenna. Il fondo è in buono stato solamente nel primo tratto - dopo i primi tornanti il fondo è molto sconnesso, scavato dalle piogge e conviene marciare sul cordolo che è ancora stabile e in ordine. Fortunatamente la pendenza diminuisce ed il bosco misto a castagni e roverelle regala ombra e frescura. Si esce dal bosco e con gli ultimi due traversi in terreno aperto si raggiungono le abitazioni della frazione Monte di Dissimo (o Monte Rotondo). Il panorama si apre sui monti della Valgrande, sulla valle Cannobina e sulle Centovalli. Si prosegue verso le baite più a monte nei pressi di area di sosta, fontanile e cappelletta.

Il percorso riprende a sinistra con sentiero che si inoltra nel Vallone degli Orti contornando le pendici del monte Cavallina. Si devono superare alcuni passaggi su roccette poi il sentiero si fa più agevole inoltrandosi in un bel bosco di faggi, molto fresco. Si affronta un tratto di salita a stretti tornanti che recupera buona parte del dislivello, per poi spianare con un lungo traverso che porta ai pascoli dell’alpe Rovina.

Il panorama si amplia ulteriormente verso monte, compresa la meta della giornata. Le costruzioni nella parte bassa dell’alpeggio sono diroccate, mentre la baita e la stalla in alto sono agibili e visibilmente utilizzate come pascolo intermedio. In mezzo al prato una lapide ricorda un ragazzo di trent’anni che nel ’44 qui sacrificò la sua vita – R.I.P.

Si riprende a salire sotto un bosco via via meno fitto, nel quale i larici prendono il posto dei faggi. Nei tratti più aperti le tracce si moltiplicano, in pratica si risale la dorsale mantenendosi al centro e zigzagando per ridurre la pendenza. Più in alto si incontrano alcuni bivi, io mi sono sempre mantenuto sul tracciato principale, seguendo le indicazioni per l’Alpe Colma, dove si giunge con un ultimo traverso che corre pochi metri sotto il crinale.

All’alpe Colma una stalla, una baita in ottime condizioni, un fontanile e una dozzina di cavalli unici padroni del luogo. Il panorama da qui è grandioso, in tutte le direzioni e fino all’ultimo orizzonte.

Guardando in direzione nord, verso la val Onsernone, ho notato una baita isolata che mi è parsa il balcone ideale per uno sguardo verso in Canton Ticino e raggiungibile in dieci minuti in falsopiano su buon sentiero. Da quella baita sono visibili anche la bocchetta di Cortaccio ed il tracciato che porta alla Forcoletta e al Pizzo Ruscada. Pranzo con vista.

Dopo una sosta sono ritornato sui miei passi con l’intenzione di prendere un sentiero, segnato in cartina, che dal guado sale all’alpe Motto. Ho trovato l’inizio del tracciato proprio in corrispondenza del grande abbeveratoio ma il fondo mi è subito apparso sconnesso e invaso dalla vegetazione (in rosso sulla mappa). Ho preferito ritornare all’alpe Colma per poi risalire la costa erbosa fino al pianoro dell’alpe Motto (in azzurro sulla mappa). Anche qui una baita, una croce e una grande stalla, entro la quale si erano ritirati i cavalli per ripararsi dal sole del meriggio.

Poco più a monte ben visibile il sentiero che proseguono verso l’alpe Caneto e la bocchetta di Sant’Antonio. Il ritorno sul medesimo tracciato della salita.                 

(vedi altre foto)

Effettuata18 Settembre 2025
Dislivello complessivo1050 m   
Distanza percorsa 11 Km
Tempo di cammino 7 h 



Alpeggi sopra Cheggio - Cavallo di Ro

 

Ho parcheggiato presso la diga di Cheggio. Sono ritornato verso l’abitato, poco oltre il ristorante Alpino un cartello segnala l’inizio del sentiero. Si risale il prato dell’alpeggio fino ad una panchina panoramica per proseguire in traverso in direzione est. Il percorso è abbastanza “libero”, infatti molte sono le tracce e molto pochi i segni B/R sui sassi. Si può tenere come obiettivo il capanno a monte dello skilift. Arrivati nei pressi del capanno ci sono due alternative. Prendere a sinistra la carrabile erbosa che con due tornanti raggiunge il gruppo di baite di quota 1600 circa, oppure proseguire diritto e seguire la traccia (segni B/R) che punta più diretta alle baite. Io sono salito per la carrabile ed in discesa per la traccia diretta.

Dalle baite ci si inoltra nel vallone che scende dal passo del Fornalino fino ad arrivare al bivio segnalato con una palina, dove si prende la traccia a destra e si punta all’alpe Meri inferiore, ben visibile sul poggio a quota 1750 circa. Il sentiero è ben visibile e segnalato, quando sono passato io risultava però molto fangoso e a tratti scivoloso. Superato l’alpe e una breve rampa, inizia il tratto più semplice di tutta l’escursione. Un largo sentiero erboso sale con lunghi traversi in leggera pendenza sino allo scollinamento del Cavallo di Ro. Ad ogni tornante il panorama si allarga verso il lago dei Cavalli ed il Pizzo di Andolla. Raggiunta la sella, una breve deviazione a destra invita a raggiungere un punto panoramico dove si gode di una vista meravigliosa sull’intera alte valle di Antrona.

Si nota bene anche il sentiero che in falsopiano  consente di fare un lungo giro ad anello, transitando per gli alpeggi di Ro, Cumper, Cama superiore e inferiore, per scendere poi all’alpe di Campo sulla strada Antrona-Cheggio. Occorre organizzarsi con più mezzi per il ritorno al parcheggio di Cheggio.

Ho deciso di continuare la mia escursione solamente fino all’alpe Cumper. Dal Cavallo di Ro si perdono circa 70m per scendere ai ruderi dell’alpe Ro – dove resta in piedi solo una piccola “tenda canadese” in pietra. Qualche tratto in falsopiano per poi risalire al guado del Rio Cantonaccio che esce da uno stretto canale roccioso con una bella cascata. Da lontano questo passaggio sembra tosto, ma lo si supera senza problemi. Occorre, come sempre, prudenza.

Si esce dal canalino con una decisa rampa scalinata per poi affrontare l’ultimo lungo falsopiano, tra mirtilli e rododendri, che raggiunge il pianoro dell’alpe Cumper, di cui però non resta traccia. Solo un cartello ed un piccolissimo lago. Il tracciato dal Cavallo di Ro a Cumper è in buono stato ed è stato recentemente (2025) ripulito – ben visibile il passaggio del decespugliatore.

Anche qui il panorama sarebbe stato bellissimo, però nelle ore centrali le bianche nuvole estive si sono abbassate sotto i 2500m, andando a nascondere le cime più belle. Quindi pranzo con vista ridotta.

Rinunciando per ragioni logistiche a completare l’anello, sono ritornato sui miei passi continuando a godere di questo ambiente così solitario. Ritornato all’alpe Meri inferiore, per non fare in discesa il tratto scivoloso, ho seguito una traccia a destra in falsopiano (in verde sulla mappa), non segnata ma ben visibile, che va a raggiungere il sentiero per il passo del Fornalino, al centro del vallone.

Nota: per tutto il percorso non si trovano fontanili.                    (vedi altre foto)

Effettuata15 Settembre 2025
Dislivello complessivo580 m   
Distanza percorsa 9 Km
Tempo di cammino 6 h 



Lago del Vannino

 

Il lago del Vannino e il rifugio Margaroli sono mete classiche per escursionisti, sia in estate che in inverno, grazie anche alla seggiovia che dalla frazione Ponte sale al Sagersboben, dimezzando dislivello, tempo e fatica. In settembre la seggiovia funziona solamente nei fine settimana e io, da amante del silenzio e della tranquillità, ho optato per una uscita infrasettimanale partendo da Canza. E meno male! In zona Vannino ho contato almeno 50 escursionisti, non pochi per un anonimo giovedì di fine stagione.

Il piccolo parcheggio di Canza offre una dozzina di posti auto. Molto belle le abitazioni in stile Walser e tra le case parte la carrabile. All’inizio del bosco, a sinistra (tabella) si stacca la vecchia mulattiera che sale a Sagersboben, che ho scelto di seguire per la salita. Il tracciato è in buono stato e ben segnato. Le pendenze non sono mai impegnative e l’ambiente è molto fresco e piacevole. In due o tre punti il sentiero arriva a sfiorare la strada carrabile. I due percorsi si riuniscono definitivamente all’imbocco del vallone, poco prima del breve tratto che in discesa raggiunge la stazione di arrivo della seggiovia.

Dopo un breve falsopiano con una rampa bella decisa si rimontano i 200m che portano al primo pianoro. L’ambiente si fa maestoso e la carrabile prosegue in falsopiano sulla sinistra orografica della valle, sotto le pareti rocciose che scendono dal Pizzo Fraghera. Il pianoro termina con una seconda rampa che supera il gradone verso il secondo pianoro. Salendo si ammirano la bella cascata che scende dal dosso su cui sorge l’ex rifugio Myriam (chiuso da anni) e lo sbarramento in pietra di una vecchia presa d’acqua.

Al termine del secondo pianoro sorgono la diga del Vannino, la casa dei guardiani e il rifugio Margaroli. Il torrente che scende serpeggiando nella valle, forma un piccolo lago e alimenta anche alcune zone paludose. Dal rifugio Margaroli si ha una bella vista sul bacino idroelettrico, sulla casera dell’alpe, ancora caricato in estate, e sulle cime che chiudono la valle verso i laghi del Busin.

Non pensavo che il rifugio fosse operativo anche in settimana e mi ero portato le solite scatolette, che però se ne sono rimaste nello zaino. Il bell’ambiente, l’appetitoso menù e la simpatica compagnia hanno avuto il sopravvento.

Per la discesa medesimo percorso fino a Sagersboben, da dove ho preferito seguire l’interminabile strada carrabile sino a Canza (il sentiero fatto in mattinata mi era parso troppo umido e scivoloso da affrontare in discesa).

(vedi altre foto)


Effettuata11 Settembre 2025
Dislivello complessivo780 m   
Distanza percorsa 14 Km
Tempo di cammino 6 h 



Alpe Loccia

 

Per la mia prima escursione in valle Strona ho scelto di raggiungere il balcone panoramico dell’alpe Loccia, con l’intento di proseguire poi fino alla bocchetta di Frera.

Ho posteggiato nell’ampio parcheggio all’ingresso di Chesio, piccola frazione del comune di Loreglia, nella parte bassa della valle. Seguendo le indicazioni per la “panchina” si attraversano le vie del paese, scoprendo così scorci interessanti su palazzotti signorili e belle ville, che non mi aspettavo di trovare in un borgo così “fuori mano”. Si sale poi una lunga scalinata che raggiunge la parte alta di Chesio, per proseguire su sentiero fino ad incrociare una stradina sterrata (itinerario Z04) che si inoltra, in falsopiano, nel bosco misto di castagni e noccioli. Superata una presa idraulica con un enorme vascone, si giunge al bivio segnalato da una piccola tabella. Si prende a sinistra in decisa salita.

Si deve superare un canalino recentemente danneggiato da una frana. Il passaggio richiede attenzione, il fondo non si è ancora stabilizzato, ma fortunatamente sono pochi metri. Inizia poi un tratto invaso da rovi e cespugli che, pur non nascondendo l’esile traccia, costringono a dieci minuti di faticose contorsioni. Di colpo cambia l’ambiente, il bosco è meno fitto, compaiono betulle e larici e il sentiero si tramuta in una comoda mulattiera, con pendenza costante, tornanti e lunghi traversi. Superata quota 900m si incontrano una baita abbandonata ed una cappelletta. Negli ultimi 100m la pendenza si accentua parecchio.

Raggiunta l’alpe Loccia Inferiore, uno scolorito e scialbo foglio A4 avverte che il tracciato Z04 - tra Chesio e Loccia - è soggetto a divieto di percorrenza causa frana. Sicuramente un messaggio simile sarà stato posizionato anche alla partenza, io però non l’ho notato… Generalmente ci si aspetta che un segnale di pericolo sia redatto in modo più visibile... comunque il superamento del tratto franato, tutto sommato, richiede solo un po’ di attenzione. È più impegnativo quello invaso dalla vegetazione, probabilmente perché non viene più fatta manutenzione.

Si traversa la frazione passando per un grande lavatoio e si raggiunge la Chiesa della Visitazione su un dosso panoramico affacciato su Omegna ed il Lago d’Orta. Alle spalle della chiesa si apre il vasto pianoro erboso dell’alpe. Quello che colpisce è l’aspetto brullo dei monti alle sue spalle. A parte radi boschetti nelle vallette, già sopra i 1200/1300m, la vegetazione scompare completamente e le montagne sono pelate come, nelle altre valli ossolane, si riscontra solo sopra i 2000m.

Su stradina erbosa si attraversano i prati e si sale all’alpe Loccia Superiore, alle spalle della quale si rientra nel bosco e, in leggera salita, si raggiunge l’alpe Vecchia (Vegia). Un fontanile e due baite in buono stato. 

Poco oltre si guada un rio e ci si porta sull’altro lato della valletta. Da qui l’ambiente si fa più aperto e soleggiato. Il sentiero si impenna, il fondo è sconnesso, sassoso e con qualche passaggio su roccette. Comunque sempre segnato e ben visibile. Si sale puntando alla bocchetta, che si intuisce più che vedere più in alto sul crinale. Si transita tra i ruderi dell’alpe Frera e con un ultimo sforzo si arriva alla sella boscosa. Qui sono parecchie le indicazioni per le località raggiungibili, sulla sinistra parte la traccia per la vetta del monte Massone (700m più sù).

Dalla bocchetta la vista è preclusa dagli alberi e dalla conformazione dei pendii, ho quindi deciso di proseguire in direzione del monte Massone per raggiungere un punto panoramico.  La traccia risale il crinale per la linea diretta e mano a mano che si sale l’orizzonte si apre. Verso quota 1500m, poco sotto il bivio per l’alpe Campallero, ho deciso che poteva bastare. Pranzo con vista, spettacolare!

Medesimo percorso in discesa fino all’alpe Loccia da dove ho seguito la strada consortile che scende a Chesio con una lunga serie di tornanti.

(vedi altre foto)


Effettuata3 Settembre 2025
Dislivello complessivo830 m   
Distanza percorsa 11,5 Km
Tempo di cammino 6 h