Le valli che circondano Domodossola offrono una grande varietà di percorsi adatti ad ogni tipologia di escursionista. In queste pagine mi propongo di riportarne alcuni, da me provati, e di fornire qualche informazione, sperando di fare cosa utile ad altri appassionati come me.

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Passo delle Possette (NEVE)

 

Al passo delle Possette sono salito diverse volte e da entrambo i versanti ma sempre in estate (vedi:   Alpe Camoscella   Monte Teggiolo). Questa volta ho voluto provare in primavera, dal versante nord di San Domenico, confidando di trovare ancora neve, almeno nel tratto finale. Così è stato.

Dopo aver parcheggiato a Ponte Campo ho seguito la gippabile per l’alpe Veglia fino alla sbarra, dove ho preso a sinistra in direzione dell’alpe Vallè. Dopo pochi minuti ho incontrato una prima slavina, superata senza difficoltà. Poco più oltre una grande frana di neve, massi e terra, che si è portata via una decina di metri di strada, ha richiesto un poco di attenzione. La strada entra poi in un bel bosco di larici (alcuni secolari) e con traversi e tornanti risale il vallone, con alcuni tratti in forte pendenza e qualche lingua di neve. Poco sopra quota 1700, ad un tornante a destra, un sentierino in falsopiano, non indicato ma ben visibile, raggiunge le baite più basse dell’alpe Vallè. Su traccia erbosa si risale a zig-zag il vasto pascolo per sbucare sul piano principale. Qui la vista si apre verso Ciamporino e il Pizzo Diei.

Un ultimo tratto di strada carrabile conduce alle poche baite della frazione Stalletto dove termina l’alpeggio e ricomincia un rado bosco. Salendo verso Balmelle le lingue di neve progressivamente aumentavano sino a divenire uno strato compatto. La giornata fresca e l’esposizione a nord hanno mantenuto il manto abbastanza duro da non rendere necessarie le ciaspole. Le tracce del passaggio di escursionisti dei giorni precedenti creavano un groviglio di piste che divergevano e tornavano ad incrociarsi, fornendo comunque una direzione di marcia, mancando completamente altri segni indicatori (sepolti nella neve). Giunto al balzo finale che porta all’alpe Balmelle ho proseguito a vista, seguendo la pendenza più conveniente. Dalle baite è ben visibile l’intaglio del passo delle Possette raggiungibile con percorso libero grazie alla compattezza del manto nevoso.

Dal passo si ha una vista stupenda sulla val Divedro e sulla cresta che la separa dalla val Bognanco, mentre alle spalle appare l’imponente pala del Monte Leone. Sarei rimasto volentieri a lungo ad ammirare il panorama ma il vento teso e freddo mi ha spinto a ridiscendere alle Balmelle dove mi sono rifocillato e riposato a a ridosso di una baita al sole. Per la discesa ho seguito lo stesso itinerario della salita. Nell’ultimo tratto verso la piana di Vallè la neve si era un poco smollata, sarebbero state utili le ciaspole, che per pigrizia non ho indossato, rassegnandomi ogni tanto sprofondare.

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Effettuata17 Maggio 2025
Dislivello complessivo860 m   
Distanza percorsa 12 Km
Tempo di cammino 7 h 



Alpe Vercio

 

All’ingresso di Bracchio si trovano alcuni piccoli parcheggi, e non conviene proseguire oltre. Nel dedalo di stretti vicoli a senso unico del paese la circolazione è consentita ai soli residenti.

Dalla chiesa di San Carlo (tabella) inizia la bella mulattiera, a tratti ciottolata e a tratti lastricata, che in forte pendenza risale le pendici del monte Faiè. La salita è quasi tutta ombreggiata da un bosco misto. Presso una cappelletta si ha una prima vista panoramica sui laghi che faranno da sfondo durante tutta l’escursione. Circa a metà salita si transita all’alpe Curghei: un’unica baita e due facili guadi. Dopo un ultimo strappo la mulattiera spiana e, con un lungo traverso, supera il rio Rescina, transita presso una grande costruzione adibita a “casa vacanze” e finalmente sbuca sui meravigliosi prati dell’alpe Vercio inferiore. La grandiosa fioritura di azalee testimonia della benefica influenza del lago sopra il quale l’alpe si affaccia. 

Si prosegue in falsopiano verso l’Eremo, in posizione isolata, e più oltre alle abitazioni di Vercio superiore. Seguendo le indicazioni per la Colma e aggirando poi sulla sinistra il panettone erboso alle spalle dell’Eremo, si giunge ad un punto panoramico verso la bassa Ossola. Lo sguardo arriva ad abbracciare tutto l’arco di cime di confine con il Vallese.

Ritornato a Vercio superiore ho preso (tabella) il lungo traverso che, con continui saliscendi, contorna il monte Faiè in direzione dell’alpe Ruspesso. È un buon sentiero, segnalato e pulito, senza difficoltà, tranne forse qualche guado. Verso la fine improvvisamente il tracciato si impenna, ma solo per un breve tratto, per poi discendere dolcemente in un luminoso bosco (che probabilmente si è “mangiato” quelli che erano i pascoli dell’alpe Ruspesso). 

Il sentiero termina proprio nei pressi dell’affollatissimo parcheggio sulla strada asfaltata che sale da Bieno. Anziché iniziare subito la discesa per rientrare a Bracchio, ho allungato l’escursione per salire, in 10 minuti, all’alpe Ompio ed al rifugio Cai Fantoli, sognando una spumeggiante birra a cui però ho dovuto rinunciare causa la ressa di turisti che assediavano il ristoro. Ho però avuto l’occasione di vedere anche questo lato sulla Valgrande. 

Ritornato al parcheggio ho seguito un buon sentiero che torna a valle incrociando più volte la strada asfaltata. Nei pressi della Cappella di Erfo ho preso a destra (tabella) una ripida ed accidentata traccia in forte pendenza. L’erosione del fondo, probabilmente, è stata causata dalle recenti piogge che hanno recato danni in tutta l’Ossola. Un centinaio di metri di dislivello che richiedono attenzione e senso di orientamento e che terminano quando si incrocia un sentiero in falsopiano. Si prende a destra verso Bracchio perdendo progressivamente quota. Arrivato nei pressi dell’alpe Boscopiano, al guado sul rio Tribi, ho lasciato il sentiero per andare a visitare questo alpeggio. Da qui ho utilizzato una nuova strada trattorabile che offre la possibilità di vedere altre belle frazioni e che termina presso la chiesa di San Carlo.

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Effettuata26 Aprile 2025
Dislivello complessivo700 m   
Distanza percorsa 10 Km
Tempo di cammino 6 h 



Alpe Curtavello

 

Breve ma interessante escursione alle pendici del Pizzo Crogna, sul versante est affacciato sopra Preglia. Molte volte, guardando queste pendici dalle frazioni alte di Masera, con cartina e binocolo, ho cercato invano di scorgere l’alpe Curtavello, come pure l’alpe Termine che dovrebbe essere ancora più su. Ho letto, da qualche parte, che questi alpeggi si trovano sull’antica mulattiera che dal fondovalle saliva a Andromia, prima della realizzazione della poderale che sale ora da Onzo. Incuriosito ho voluto fare un tentativo.

Ho parcheggiato a Canei, al termine della strada asfaltata. Dal piccolo parcheggio inizia un sentiero, parecchio ripido e sdrucciolevole, che sale ad incrociare la strada per Onzo. Si deve seguire la strada per qualche tornante fino all’inizio di una traccia sulla sinistra che scende inizialmente nel bosco in direzione sud a superare un valloncello. 

Inizia poi un tratto in leggera salita che esce presto dal bosco per aggirare un costone roccioso con facili cenge, a tratti un poco esposte. Il tracciato però è ottimo e sicuro. Come sempre occorre prudenza. Questo tratto è veramente affascinante, per il percorso in sé e per il bel panorama sulla piana di Domo e le cime che la chiudono verso est.

Si torna nel bosco dove in falsopiano si guadano un paio di ruscelli. Qui il tracciato è più accidentato e invaso di rami e foglie. Inizia l’ultimo tratto in forte salita su quello che forse era il pascolo dell’alpeggio ed oggi è invaso da giovani faggi. Il percorso è “a vista” puntando verso le baite che si intravedono tra gli alberi. Quando sono passato io, l’abbondanza di rigagnoli costringeva a lasciare il sentiero per cercare zone non fangose.

L’alpe è in completo abbandono e non ho trovato nessun punto panoramico. Un cartello indica la prosecuzione del tracciato verso l’alpe Termine, e probabilmente oltre. Purtroppo non avevo margine di tempo per proseguire e ho dovuto ritornare sui miei passi. Quando sono tornato sulla strada che scende da Onzo, l’ho seguita fino a Bosco evitandomi il tratto scivoloso diretto a Canei. 

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Effettuata26 Marzo 2025
Dislivello complessivo430 m   
Distanza percorsa 4 Km
Tempo di cammino 3 h 



Alpe Zii


Bella escursione in bassa valle Antrona, questa volta sul versante destro (nord), molto poco frequentato. Qualche giorno prima, salendo ad Ortighè, ho avuto sotto gli occhi questo versante per tutta la giornata. Ho scelto un itinerario che collega parecchi alpeggi a mezza costa, senza però compiere un giro ad anello, principalmente per la necessità di tornare all’auto.

Ho parcheggiato a Seppiana, lungo la provinciale e ho proseguito a piedi fino al termine del paese dove, sulla sinistra, presso una chiesetta semidiroccata, parte la strada consortile di servizio agli alpeggi.  Si scende a superare il torrente Ovesca su un nuovo ponte per risalire l’altro versante con lunghi traversi. In alternativa esiste la vecchia mulattiera che scende, con circa 300 scalini al vecchio ponte ad arco e risale su ripida traccia ad incrociare la strada. È sicuramente una variante più suggestiva, ma 300 scalini….

In ogni caso si abbandona la strada sterrata nei pressi di una cappelletta per seguire il sentiero che punta direttamente a monte. Non ci sono indicazioni e sono rarissimi i segni bianco/rossi, però il tracciato è ottimo e sempre evidente. Anche la pendenza, tranne qualche breve tratto, è moderata e costante.

Salendo si incontrano un paio di alpeggi in completo abbandono e mangiati dal bosco. Più avanti un bivio propone a destra un’alternativa per salire all’alpe Zii, ma ho preferito rimanere sul tracciato principale. A quota 900 si sbuca sui prati di Zii, dove sono disseminate parecchie baite tutte in buono stato, fontanili e balconi panoramici. Il sentiero, a monte delle ultime baite, prosegue verso la Colma di Castiglione, 600m e 2h abbondanti più in alto.

Ho invece preso il lungo traverso (tabella) in falsopiano che, in direzione est, collega una serie di piccoli alpeggi risultati tutti in rovina. Nell’ordine: Cima al Prà – I Meri – Cascina Nuova – Fontana – Mandariola (e proseguirebbe oltre fino a Corticcio e alla dorsale che scende a Villadossola). Il tracciato è evidente ed in buono stato – solo il passaggio del colatoio tra Prà e I Merli richiede un po’ di attenzione (attrezzato). Questo tratto, tutto nel bosco, non offre spunti panorami ma solo vestigia di un passato agreste prossimo a scomparire del tutto. Presso la cappelletta di Mandariola ho deciso lo stop. Spuntino, breve sosta e ritorno sui miei passi a Zii e poi Seppiana.

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Effettuata7 Aprile 2025
Dislivello complessivo630 m   
Distanza percorsa 11 Km
Tempo di cammino 6 h 



Alpe Ortighè


Ho parcheggiato in frazione Barboniga, poco a monte di Montescheno. Si attraversa il paesino in direzione ovest sino all’Oratorio della Madonna del Rosario. Tenendosi verso destra si imbocca un sentiero che sale dolcemente nel bosco per sbucare in 10minuti a Valleggia. Vale la pena di dedicare qualche minuto per attraversarne i vicoli ed ammirarne abitazioni, affreschi e sculture. 

Dal parcheggio di Valleggia si segue la strada per qualche decina di metri e si imbocca sulla sinistra la carrabile inizialmente asfaltata e chiusa con sbarra, di servizio agli alpeggi di Faiù. Al sesto tornante verso sinistra una tabella indica un sentiero per il “bivio C8” che offre un’alternativa al rimanere sulla strada. Si rimane sul sentiero in falsopiano fino al bivio dove si prende la traccia che punta decisa verso monte. Questo sentiero prosegue sotto il luminoso bosco incrociando più volte la carrabile, fino a raggiungere la frazione più bassa dell’alpe Faiù. Un panettone erboso con panchina e bandiera offre un vasto panorama che spazia della val Brevettola (con il Colle del Pianino a chiuderne l’orizzonte), sul fondovalle ossolano con i monti della Valgrande e sulla lunga dorsale della Colma di Castiglione che fa da spartiacque tra valle Antrona e valle Anzasca. 

Si riparte su una traccia nei prati che sale alle abitazioni più in alto. A monte di queste occorre impegnarsi a trovare la traccia (poi segnata dai soliti bolli bianco/rossi) che scavalca una giavina e raggiunge l’alpe Pianzaccia da monte. Considero questo agglomerato di antiche baite incastrate tra le rocce il più bello della zona. Anche qui panchina e punto panoramico. Ma è girare tra balme, cantinette e cisterne a regalare gli scorci più interessanti.

A Pianzaccia termina anche la strada carrabile e da qui in avanti non ci sono alternative al vecchio tracciato, però ben segnato e in buone condizioni. Si sale dolcemente nel sottobosco, si sfiorano altri alpeggi, posti a monte del sentiero, si superano facilmente alcuni guadi e si raggiungono i vasti prati dell’alpe Ortighè. 

Poche baite tutte in ottimo stato con panoramica vista sulle cime che chiudono la valle Antrona. Il sentiero prosegue oltre Ortighè e sale con un lunghissimo traverso al Passo di Ogaggia, 600m più in alto e purtroppo ormai fuori delle mie possibilità. Ho comunque proseguito ancora per una decina di minuti, la traccia è sempre buona. Mi sono arreso la guado del torrente Bisa, quel giorno particolarmente gonfio. Per il ritorno ho rifatto il tragitto della salita approfittando, a tratti, anche della strada carrabile (certamente monotona ma più tranquilla specialmente per il tratto Pianzaccia – Faiù).


(vedi altre foto)

Effettuata31 Marzo 2025
Dislivello complessivo700 m   
Distanza percorsa 10 Km
Tempo di cammino 6 h