Da vari anni volevo ripetere
questa escursione ma il tracciato normale, che passa per l’alpe Lavazza, era dato per impraticabile a causa della grande quantità di alberi abbattuti
dalla tempesta invernale del 2020. Quest’anno alcune fonti davano per
risolto il problema, così a inizio agosto ho fatto una breve uscita per
verificare la situazione. Sul posto ci si rende conto del lavoro ciclopico fatto, sia nella rimozione dei tronchi abbattuti che nella
realizzazione di piste atte al movimento di grandi mezzi meccanici. Questi
ultimi purtroppo hanno aggiunto altre ferite. La natura impiegherà anni a risanare
questa parte di bosco. Ho anche scoperto che è stata realizzata una pista
tagliafuoco (non ancora riportata sulle mappe) che collega in falsopiano l’alpe
Casalavera con la zona sottostante l’alpe Lavazza, ma a monte di quella
devastata. Il tracciato originale diretto Bugliaga/Lavazza è transitabile senza
problemi, ma il fondo molto accidentato rende faticosa la salita. Per questo
motivo ho valutato conveniente allungare l'escursione di una decina di minuti,
passando da Casalavera.
Alpe Casalavera |
In dieci minuti si arriva a
incrociare la vecchia strada consortile che sale da Bugliaga. Qui si è a monte
della zona brutalizzata, il fondo erboso è ottimo. La salita riprende con
qualche strappo deciso e qualche traverso fino a sbucare sul pascolo di Lavazza
(suggerisco di rimanere sulla carrabile e di ignorare l’indicazione del
sentiero/scorciatoia – un grosso tronco richiede qualche acrobazia e tutto il
sentiero è in pessime condizioni).
Dalla forcella vista su Varzo |
L’alpe Lavazza, a metà del dislivello ed a un terzo della distanza totale, è un bel balcone panoramico sulla dorsale Rovale-Pioltone, un punto utile per un breve riposo e per fare rifornimento d’acqua, più oltre non se ne trova. Da qui il sentiero diviene una labile traccia ma gli ambienti diventano grandiosi. Si traversano pietraie, praterie, boschi di abeti, distese di rododendri e mirtilli, sempre in leggera salita e sempre con vista panoramica sulle cime circostanti e sul fondovalle 1000 metri più in basso. Il lungo traverso in direzione ovest si accosta ai balzi rocciosi che sorreggono gli alpeggi e che si superano facilmente sfruttando un paio di canalini. Qualche passaggio richiede attenzione, specie in discesa.
Si incrocia un sentiero che
sale con pendenze assurde direttamente da Cima Campi e che prosegue a destra
verso l’alpe Camoscella. Ho seguito questa traccia, ancora più esile, che in
forte pendenza rimonta i 150m di dislivello finale. Un po’ di fatica ma nessuna
difficoltà. Si raggiunge l’alpe nei pressi di una teleferica che sembra ancora
in esercizio. Lo scenario è maestoso, la vista spazia dalla lontana Varzo, al
Pizzo di Andolla e ai 4000 vallesani, con in primo piano l’isolata piramide del Seehorn.
Si lascia l’alpe Camoscella sempre in direzione ovest in falsopiano verso l’evidente forcella erbosa dove il panorama diventa ancora più vasto.
Scendendo verso Vallescia l'infinito altopiano |
Ci si affaccia infatti sulla
sottostante alpe Vallescia e sul vasto altopiano che sconfina in Svizzera e che,
con un unico immenso balcone, prosegue sino alla Schwarz Balma. La discesa dalla
forcella all’alpe si compie “a vista” tagliando la prateria per tracce incerte.
Vallescia era caricata sino a qualche anno fa e alcune baite mostrano segni “di
vita”.
Il primo tratto del ritorno scontorna il
roccione che sorregge l’alpe Camoscella. Si deve discendere su roccette uno stretto
canalino e con un traverso tutto saliscendi si torna all’incrocio con il
sentiero che si tuffa su Cima Campi. Superato il bivio si prosegue in senso
inverso sul tracciato fatto in salita.
Effettuata | 29 Agosto 2024 |
Dislivello complessivo | 830 m |
Distanza percorsa | 9 Km |
Tempo di cammino | 6 h |
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